Lo smart working, le novità dal 15 ottobre per i lavoratori
Dal prossimo 15 ottobre entrerà in vigore il green pass per dipendenti pubblici e privati. Sarò valido anche lo smart working?
Dal 15 ottobre, quasi 23 milioni di lavoratori dovranno avere il green pass – che attesta la vaccinazione, la guarigione dal Covid o un tampone negativo – per poter accedere ai luoghi dove lavorano. La platea si è ampliata progressivamente, includendo prima i medici e gli infermieri (dal primo aprile), poi il personale di scuola e università (dal primo settembre) e i lavoratori di mense e pulizie scolastiche (dall’11 settembre), infine gli addetti delle Rsa (dal 10 ottobre), per arrivare a coprire tutti i dipendenti pubblici e privati.
Come funzionerà con lo smart working?
Il Governo ha previsto un accordo individuale con i dipendenti, verranno concordate la durata, le giornate di lavoro in smart working e anche il luogo dove lavorare (che non potrà essere fuori dal nostro Paese). Per il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta sarà una fase molto particolare da gestire soprattutto dopo il Green pass obbligatorio al lavoro che sarà obbligatorio dal 15 ottobre. Bisognerà trovare un modo per regolare il lavoro da remoto per 3,2 milioni di dipendenti pubblici.
Dunque il lavoro agile continuerà a esserci, anche dopo la fine della pandemia del Coronavirus. La novità è che, dopo il 31 dicembre (data fissata, al momento, come fine dell’emergenza), ogni ufficio dovrà avere un suo piano organizzativo per il lavoro agile, con un massimo del 15 per cento di attività da svolgere in remoto. Brunetta ha già fatto sapere che «tra un mese, per la prima volta per il nostro Paese, ci sarà un vero e proprio contratto per il lavoro agile, ci vorrà un pacchetto organizzativo parallelo al lavoro in presenza sul lavoro da remoto».
Che cosa cambia nelle aziende private?
Molte aziende hanno avviato già durante la pandemia il processo di digitalizzazione e possono disporre lo smart working per tutti i loro lavoratori fino al 31 dicembre 2021, data che segna la fine dello stato d’emergenza. Fino a questa scadenza l’azienda può decidere di far lavorare da remoto tutti i suoi dipendenti anche senza accordi preventivi, con turni a rotazione oppure al 100%.
“Lo smartworking dovrebbe essere un modo per agevolare i lavoratori permettendogli di gestire al meglio la loro vita privata e per lavorare più serenamente. – dichiara Mattia Della Rossa, Ceo della Gauss Jordan, azienda che si occupa di consulenza e formazione Sap. – “Nel corso del tempo, invece, si è rivelato un vero e proprio incubo in alcuni settori come la consulenza informatica. Non ci sono più orari di lavoro prestabiliti. Si lavora ininterrottamente oltre le ore 18 ad oltranza. Alcuni manager non rispettano la privacy contattando i propri consulenti SAP a qualsiasi orario (orario di pranzo, prima delle ore 9, oltre le ore 18). Se qualcuno protesta gli viene risposto che lavorando da casa è normale essere contattati. Ormai – continua Della Rossa – “dopo un anno e mezzo questa modalità di lavoro è diventata routine. Ho visto molti colleghi andare in ansia, io per primo. Difficoltà a dormire la notte, difficoltà nel gestire le proprie faccende quotidiane come ad esempio sostenere una visita medica dopo le 18, accudire un genitore anziano, andare a fare la spesa e normali faccende domestiche. A mio avviso – conclude Della Rossa – ci dovrebbe essere un controllo per salvaguardare la salute dei dipendenti che spesso si ritrovano a lavorare in questa modalità ‘malsana’ e gestiti da manager il cui unico interesse è fatturare a discapito degli stessi. In primis l’azienda ha il compito di gestire questi manager e stabilire delle regole per quanto riguarda la gestione degli orari dei lavoratori”.
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